lunedì 14 agosto 2017
Borghi d'Europa : Santa Maria di Piave
Santa Maria del
Piave era un ospedale-monastero cistercense nell'attuale provincia di
Treviso. In origine sorgeva presso l'omonima frazione di Mareno di
Piave (l'antica località Talpon) e in seguito fu riedificato nella
vicina Lovadina di Spresiano.
Borghi d’Europa ne
ripropone la storia, all’interno del viaggio nelle Terre della
Piave.
Il monastero si
trovava in un'area assai battuta dai traffici, presso una zona di
guadi posta sul medio corso del Piave e all'incrocio tra le strade
Ungaresca e Alemanna. Compito dell'istituzione era infatti dare
ospitalità a mercanti, pellegrini e viandanti in genere che vi
transitavano.
Santa Maria del
Piave sarebbe stata fondata (o rifondata) attorno all'anno Mille e in
origine fu gestita da una congregazione diversa dai cistercensi. La
sua importanza era cresciuta all'epoca delle crociate, con l'aumento
dei pellegrinaggi verso la Terra Santa. In concomitanza, nobili ed
ecclesiastici ne avevano accresciuto le ricchezze attraverso
donazioni, mentre vari ordini militari e lo stesso pontefice ne
avevano garantito la protezione. Da Santa Maria dipendevano varie
chiese poste lungo il Piave e il Livenza.
Nel 1229, essendo il
complesso decadente sia dal punto di vista materiale che spirituale,
papa Gregorio IX lo affidò ai cistercensi dell'abbazia di Follina,
scelta che risultò felice per un certo periodo. A determinare la
fine dell'istituzione furono però altri eventi: la diminuzione dei
pellegrinaggi, le razzie degli eserciti di passaggio e, soprattutto,
le disastrose piene del Piave. Significativa fu quella del 1368,
quando il fiume mutò il suo corso e il monastero finì per trovarsi
nel mezzo di un'isola. Poiché il Piave fungeva (e funge tuttora) da
confine fra le diocesi di Ceneda e di Treviso, l'istituzione passò
dal controllo dell'una all'altra.
Alle inondazioni si
aggiunse la decadenza spirituale. Distrutto da un'altra terribile
ondata, nel 1459 l'abate commendatario Venceslao da Porcia lo fece
ricostruire sulla sponda destra, presso Lovadina. Tuttavia la
mancanza di monaci portò, alla fine del XV secolo, all'unione con il
monastero femminile di Santa Maria degli Angeli di Murano.
Tratto dalla Rivista
quadrimestrale di studi vittoriesi - IL FLAMINIO n°9 - 1996 - Edita
dalla Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane
PIER  ANGELO 
PASSOLUNGHI.  Studiosoe  ricercatore  di 
storia  veneta,esperto  di  storia 
religiosa  per  cui  collabora  a  varie 
riviste  nazionali,  ha  curato varie pubblicazioni,
in particolare di Storia 
e Bibliografia della
Sinistra Piave.  
"....S. Maria  del 
Piave,  antico  ospedale  sorto  presso  un'importante  zona  di 
guadi  
sul medio corso del
fiume. 
Inizialmente  si 
trattò  di  una  chiesa  con  funzioni  ospedaliere  affidata  ad 
una  
comunità  di  cui 
non  si  conosce  la  regola  professata.  Nato  o  rinato  attorno 
al  
Mille  nel  fervore 
della  ripresa  religiosa  e  commerciale,fra  i  suoi  compiti 
c'era  
l'ospitalità a
viandanti,pellegrini e mercanti che guadavano il Piave. 
Sorto all' incrocio
tra le vie  ungarica  e  alemanna  presso un boschetto di pioppi in  
località   (appunto)   Talpon   non   distante   da   Mareno,  
l'ospedale   aveva   accresciuto la propria importanza all'epoca
delle Crociate allorché si era trovato sul percorso via terra per la
 Palestina. Nel 1120
i conti di Treviso, di Colfosco, di Ceneda ed i signori da Montaner
ne
 avevano
congiuntamente fatto oggetto di importanti donazioni e ben presto, a
garantirne la protezione dagli appetiti degli ordini  militari  che 
ne  avevano  tentato  il rilevamento,  erano  arrivate  le  bolle  di
 protezione  papale.  Fra  le  chiese  dipendenti  per  lo  più 
dislocate  lungo  il  Piave  che papa Lucio III nel 1177 aveva posto
nel patrocinioapostolico, ne figuravano 
pure  alcune  presso
 il  Livenza:  si  trattava  in  quest'ultimo  caso  delle  cappelle 
di  
Santo Stefano di
Meschio (Pinidello) e San Gottardo di Cordignano. 
Poichè agl'inizi
del Duecento, l'ospedale risultava in piena decadenza spirituale 
e  materiale,  nella
 primavera  del  1229  papa  Gregorio  ne  aveva  disposto  la  
riforma, affidandolo
al controllo dell'abate di Follina. L'arrivo di monaci del non 
distante monastero
della pedemontana produsse gli effetti desiderati, inducendo 
quelli che vi
vivevano già ad accettare la regola cistercense tanto che ben presto
la casa plavense
potè riprendersi. 
La  perdita 
d'importanza  rispetto  ai  flussi  verso  la Terra  Santa  del 
secolo  
precedente  e  i 
distruttivi  passaggi  d'eserciti  dovuti  alle  continue  guerre 
che  tra  
Due e Trecento
coinvolsero la Marca gravando sui guadi, finirono però col farsi 
ben presto sentire
in forma negativa. I maggiori danni venne però ad arrecarli il 
Piave con le sue
piene distruttive: nel 1368 un' onda del fiume più   violenta   del 
 solito   
completamente  
circondò   l'area   ove   sorgevano   le  fabbriche, riducendolo ad
isola. 
Sorto  in  diocesi 
di  Ceneda  sulla  sponda  sinistra,  il  monastero  si  trovò  così
 in  
mezzo al guado,
tanto che finì col venir indicato appartenere ora alla diocesi di 
Ceneda,  ora  a 
quella  di  Treviso.  Colpito  da  ulteriori  inondazioni,  ed  ormai
 in  
piena  crisi 
vocazionale,  a  metà  Quattrocento  subì  una  pesantissima 
distruzione  
che  lo  abbattè 
dalle  fondamenta.  Il  commendatario  Venceslao  da  Porcia  ne  
ricercò   nel  
1459   pronta   riedificazione  presso  la  più  sicura  riva 
destra  a  
Lovadina,  ma 
essendo  le  nuove  fabbriche  rimaste  vuote  per  mancanza  di  
monaci, a fine
secolo il suo beneficio economico venne unito alle monache di S. 
Maria degli Angeli
di Murano."
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